Facebook ha dimostrato ripetutamente una mancanza di rispetto nei
confronti dei consumatori e delle loro informazioni, traendo al contempo
profitti dal loro sfruttamento.
Lo ha detto il procuratore generale di New York, Letitia James, in merito all’indagine aperta nei confronti di Facebook:
ha raccolto gli indirizzi email dei contatti di almeno 1,5 milioni di
utenti. Facebook si è giustificata sostenendo si sia trattato di un
errore.
Un errore, un milione e mezzo di utenti coinvolti.
Di questa notizia mi permetto di fare tre banali considerazioni.
Facebook è in malafede. Lo è stata in passato e forse lo è ancora tutt’ora – lo scopriremo tra tanto tempo. Provare a nascondere il barattolo della marmellata quando ancora si parla sputacchiando pane e frutti di bosco non è proprio una cosa elegante per Zuckerberg. Il codice che ha permesso agli utenti di autenticarsi mediante account email – o che ha gestito l’accesso alle email degli utenti – e che ha frugato nei contatti salvandoli da qualche parte per poi usarli ai fini di profilazione, non si è sviluppato da solo. Giustificarsi adducendo all’errore è una vigliaccata. Non può essere, non è possibile. Sono bugiardi e codardi.
Facebook non ha alcun interesse nel proteggere i dati dei propri
utenti. I dati sono soldi, più se ne raggranellano meglio è: lo fanno
anche Google, Amazon e compagnia. Ma tutelarli, averne cura, non
approfittare della fiducia riposta, non giovarsi di una posizione di
vantaggio – psicologico, tecnologico, culturale – sui propri utenti
sarebbe un principio da non sottomettere al conto in banca. Strappare
qualsiasi valore di privacy, mettere nel calderone tutte le informazioni
possibili e infischiarsene della loro protezione è sintomo di scarso
interesse verso i propri utenti: sono merce, appoggiateli lì che mo’
c’ho le mani occupate.
Facebook è un colabrodo. Ogni due giorni si racconta di mala
gestione, di falle, di discriminazioni, di errori. Non ci affiderei mai
la mia vita digitale, e a parte la necessità sociale e lavorativa di
dover continuare ad usare WhatsApp, non lo faccio più e diffido chiunque
dal farlo.
Facebook fa utili comunque. Sarà banale anche questo, ma credo che il rispetto faccia utili più duraturi.
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