Il blog è una cosa personale. È una cosa che non è detto debba essere mesciata con gli argomenti di lavoro. Volevo che questo blog evitasse per quanto possibile i temi legati alla mia sfera professionale, cosa che già più o meno faceva, ma che ora diventa una regola e non più una consuetudine.
Facebook sta chiedendo ai propri utenti il permesso per essere tracciati quando cliccano su un link che dalla piattaforma direziona verso l’esterno. È una cosa che già faceva, ma che adesso sta in qualche modo istituzionalizzando per offrire una parvenza di privacy che, in realtà, non esiste.
Nella Fattoria degli animali di George Orwell a un certo punto si stabilisce che tutti gli animali sono uguali. Poi, in un secondo momento, si rettifica affermando che sì, tutti gli animali sono uguali, ma i maiali sono più uguali degli altri.
Una famiglia sudamericana, in Piazza della Signoria a Firenze, ha alzato al petto una schiacciata con companatico e ne ha scattato più foto prima di mangiarla.
Negli scorsi giorni mi è arrivata una mail di auguri da LinkedIn per l’anniversario della registrazione sul social network: sono 14 anni che ho un account.
Sono sempre stato attratto dall’idea di pubblicare post senza titoli. Di partire direttamente dal contenuto, saltando a pie’ pari il contenitore. A me piace per estetica e fruizione, ma mi rendo conto che è anche un modo per non incontrare frizioni nella pubblicazione.