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Summer in a solitary distro

·461 parole·3 minuti

Durante le mie ultime ferie ho usato molto il PC. Non ci giocavo nel tempo libero da parecchi anni. Il mio portatile è sempre di più lo strumento deputato esclusivamente al lavoro, quindi poterci smanettare come facevo da ragazzo è stato divertente e stimolante. Imparare cose nuove, sbatterci la testa con problemi di cui trovare soluzioni e ritornare col dispositivo alla piena produttività entro la fine delle vacanze era una sfida gustosa.

Avevo un obiettivo su tutti: abbandonare  Ubuntu che, con un po’ di superficialità e qualche bug, usavo oramai da qualche anno, e provare qualche nuova distribuzione. Dedicarmi alla folle pratica del  distro hopping, almeno per un po’, almeno nel tempo libero, senza l’apprensione da operatività che - pena il rischio di perdere tempo prezioso durante giornate lavorative già molto intense - mi trovo costretto a tenere durante l’anno.

Uso Linux. Visto il lavoro che faccio, la funzione che occupo e le esigenze software di cui necessito, in teoria potrei farne a meno. Ma nessun altro sistema operativo riesce a darmi le funzionalità, le comodità e le soddisfazioni che riesce a darmi Linux. Ma questa è un’altra storia.

Dicevo dunque, ho fatto un po’ di prove.

– Ho testato  Manjaro, di cui apprezzo molto la logica rolling release, ma la poca stabilità data proprio dal rilascio continuo e dalle applicazioni compilate dalla - enorme! - comunità mi ha fatto desistere dall’idea di usarla per fini lavorativi. Troppo precaria.

– Curioso e affascinato dal design - seppur a tratti un po’ noioso - di  elementary OS ho deciso di installarla sul mio XPS 13. Bug, disfunzioni, scelte logiche incomprensibili e severi paletti di gestione delle interfacce e dei software da installare mi hanno fatto storcere il naso e saltare altrove in pochissimi giorni. Qualcuno ha definito “naziste” le linee guida dei manutentori: forse è un termine esagerato, ma di certo non è propriamente una distro libera.

–  Debian. Un pallino ha iniziato a lampeggiarmi davanti agli occhi: e se provassi Debian? Ho provato in passato Slackware, Gentoo, altre più o meno complesse ma - non saprei spiegarne il motivo - Debian mai. E poi con la pubblicazione della versione 10 l’interesse era tanto.

Ma anche in questo caso: la scrupolosità con cui i software vengono rilasciati in versione stabile non mi avrebbe permesso di usare cose più recenti (non dico alle ultime versioni, ma non quelle di molti mesi prima). Ma il pallino continuava a lampeggiare. Debian. Debian. Debian. Proviamo.

La versione testing è la mia dimensione preferita. È stabile, solida, veloce, divertente e bellissima. Con alcune cose ho dovuto giocarci un po’, ma non quanto immaginassi: funziona più o meno tutto bene e subito. È decisamente la migliore che abbia usato sinora.

Terminata l’estate nerd, ora posso tornare a lavorare.