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Le storie di ieri

·339 parole·2 minuti

Il mio primo viaggio all’estero lo feci a Praga. Ero con degli amici e raggiunsi la città d’estate, in treno e con pochi soldi. Ma Praga costava poco, la corona ci permetteva di scialare, eravamo ricchi. Una birra da mezzo litro, me lo ricordo ancora, al cambio faceva 50 centesimi di euro. Sarà che avevo 21 anni, sarà che era la mia prima volta all’estero da solo, ma quella birra era buonissima. Un hot dog in strada, poi, costava solo 15 centesimi. Con un euro mangiavo e bevevo, a Praga nel 2004. Ad ogni angolo.

Diventammo all’improvviso facoltosi, potevamo permetterci serate diverse, potevamo essere altro, potevamo osare. E quella sera i miei amici decisero di arrischiarsi: vollero spendere diverse corone, l’equivalente di circa 4 euro, per andare in discoteca. Ora, supposto che a me la discoteca proprio non piaceva e non mi è mai piaciuta dopo, ma voi vi rendete conto? Il biglietto costava l’equivalente di 8 bottiglie di birra, buonissima tra l’altro. Il mio cambio era in litri, a Praga. Io me ne resto qui, in Staroměstské náměstí, nella Piazza della Città Vecchia, a bere birra, a guardare i passanti, a godermi l’estate. La mia prima e unica estate da nababbo. Voi andate pure, che io c’ho da trasforamre corone in malto, malto in poesia.

Jan Hus mi faceva compagnia e guardava il castello, io la piccola folla che cantava canzoni. Poi qualcuno intonò “Volta la carta”, qualcun altro, dopo, “Quello che non ho”. E poi “Giordie”, “La cattiva strada”, “La guerra di Piero”. Mi ritrovai tra la folla, seduto a terra, con del vino in un bicchiere di cartone ricevuto da non so chi e un vecchio ubriaco abbracciato al collo a contare, io in italiano e lui in ceco, le canzoni di Fabrizio De André, insieme a decine di altri seduti a gambe incrociate a terra, come noi. Continuò fino a notte. Eravamo in tanti. Eravamo ricchi. Eravamo anche belli, secondo me. Non lo dimenticai più.

Grazie anche di quella serata, Faber, oltre tutto il resto.