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La notte se n'è andata

·395 parole·2 minuti

Nella mia testa si è fatta strada un’idea: e se non fosse il mio sonno a essere disturbato, ma la società in cui vivo? Se la corrente elettrica oltre a portarci la luce, i robot da cucina e il porno online avesse anche chiuso la porta al mistico mondo del dorveille?

I problemi di cui scrive Benedikt Herber, tradotto da Internazionale, sono problemi che conosco benissimo. Svegliarmi durante la notte e non riuscire più a dormire è una cosa che mi accomuna a lui e a milioni di persone nel mondo.

Pare che Benjamin Franklin facesse “bagni d’aria fredda” nel cuore della notte – un bel modo per dire che si sedeva nudo davanti a una finestra aperta – per poi dedicarsi alle sue invenzioni a mente fresca. Altri, invece, tra una fase del sonno e l’altra si limitavano a fare sesso.

Quando mi sveglio durante la notte, il primo pensiero che ho è quello di approfittarne e di sfruttare quel tempo rubato al sonno: a volte insisto nel provare a riposare, il più delle altre leggo o ascolto musica, magari recupero la lettura di qualche notizia o qualche video su YouTube che avevo in sospeso. La sensazione naturale che provo è quella di trarre vantaggio dalla mia insonnia: mi sfrego subconsciamente le mani e ne godo. Ho tempo libero per fare qualcosa, qualche altra cosa. Ma non mi alzo, resto sdraiato; forse dovrei.

Non è che in questa nostra epoca così irrequieta abbiamo perso qualcosa? “Certo è che abbiamo smesso di dare valore al dolce far niente”, risponde Ahlheim. Oggi il sonno è una risorsa economica: ci serve per funzionare; non abbiamo tempo di dormicchiare, oziare e sognare a occhi aperti. Eppure sono proprio queste le esperienze che ci permettono di entrare in contatto con il nostro subconscio.

Non abbiamo tempo per dormire, dobbiamo produrre, chiudere task e recuperare l’enorme mole di materiale che le fonti di informazione e intrattenimento ci propongono. Forse ha ragione Hannah Ahlheim, storica e scrittrice: forse dovremmo spegnerci e basta, ridurre il numero di cose che vorremmo fare, darci pace e goderci il silenzio della notte annoiandoci fino alla sveglia – che suonerà quando sarà troppo tardi, comunque presto suoni.

Le teorie e le tecniche sulla produttività ci hanno illuso di riuscire a far tutto, ma hanno finito per toglierci la serenità del far niente. Forse qualcosa va ripensato.