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Umidi costumi

·287 parole·2 minuti

Ci sono le abitudini e ci sono i cambiamenti delle abitudini.

Ci sono le azioni ripetitive che compiamo senza pensarci troppo, le routine organizzate e pianificate con attenzione, ci sono i vizi, le consuetudini negative, le attitudini e le posture. E per ognuna di esse c’è la volontà di cambiare, l’intenzione di perfezionare, l’idea di migliorare, lo sforzo di non fare come si è sempre fatto. Ci sono decine, anzi centinaia di libri e  migliaia di articoli e di post che raccontano le metodologie, le tecniche, gli strumenti e i software per convertire il prima con un dopo.

Poi basta un tanto così per convincerti a cambiare.

Per esempio, dopo quarant’anni, ho deciso di  non fare più la pipì in piedi.

C’è chi sostiene che sedersi sul water sia più igienico e cortese verso il prossimo, visto che si elimina quasi completamente il rischio di schizzi sulla tavoletta e nel resto del bagno. […] È una questione di fluidodinamica: un getto d’acqua irregolare come quello della pipì causa inevitabilmente la produzione di molti schizzi, se viene prodotto rimanendo in piedi e quindi a circa un metro dalla ceramica del water. A 15-20 centimetri dalla fine dell’uretra, il getto inizia a essere meno uniforme e a spezzarsi via via, producendo gocce di varie dimensioni. Le gocce si spintonano l’una con l’altra e raggiungono la ceramica del water, colpendola di solito con un’inclinazione che porta alla produzione di schizzi più piccoli. Questi vengono proiettati fuori dalla tazza del water fino a due metri di distanza, andando a depositarsi sulle superfici vicine, compresi gli asciugamani e perfino gli spazzolini da denti. Più il lavandino è vicino al water, maggiore è il rischio che venga raggiunto da alcune gocce di pipì.