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Non sono sordo

·250 parole·2 minuti

Guardo poca TV, lo dico spesso, e quando la guardo lo faccio solamente per film o serie in streaming. Molto spesso, quasi sempre, sono costretto ad attivare i sottotitoli per risolvere un problema che affligge il mio televisore dal 2012: l’audio dei dialoghi. Se guardo il lingua originale il problema non mi coglie, naturalmente; ma se il film è italiano mi urta giusto in mezzo agli occhi.

Ho scoperto, sorpreso ma nemmeno tanto, che il problema non è solo mio.

“Cosa ha appena detto?” Queste sono alcune delle parole più comunemente pronunciate a casa mia. Non importa quanto io e mia moglie alziamo il volume della TV, gli attori nei film e negli spettacoli in streaming stanno diventando sempre più difficili da capire. Di solito finiamo per attivare i sottotitoli, anche se non abbiamo problemi di udito.

Nelle sale cinematografiche, scrive Brian X. Chen sul NYT, l’audio viene ottimizzato, calibrato e supportato per i grossi sistemi di altoparlanti in grado di fornire un’ampia gamma di suoni e agevolare, contestualmente, l’ascolto del parlato. Nello streaming, invece, l’audio viene “down mixed” o compresso, con la conseguente perdita di comprensione di quello che viene detto. Poi, certo, le TV con gli altoparlanti piccoli e posti alle spalle degli schermi non aiutano e ci sono delle soluzioni ma prevedono l’acquisto di altri dispositivi che, per ottenere effetti che ne valgono la pena, sono costosi.

Ma il problema non sono io ed è la cosa che mi rende più felice. Posso serenamente riattivare i sottotitoli.