Qualche giorno fa ho fatto una cosa che non avevo mai fatto: dal mio feed reader ho rimosso tutte le fonti legate a siti di notizie generaliste. Tralasciando qualche sito di news tecnologica, ora ho in lista quasi esclusivamente blog.
I media e la popolazione non sono preparati a classificare correttamente le clip prodotte da un’intelligenza artificiale rispetto a quelle registrate da una voce reale.
Una storia con due storie dentro, quella del bot del Financial Time: consente ai redattori, analizzando i loro pezzi, di capire se stanno citando troppi uomini a scapito delle donne e di equilibrare la parità di genere nei contenuti del giornale. Una storia di tecnologia, quindi, e una umana, di stereotipi e di convenzioni che tardano a cambiare.
Io non lo so se voi sapete vagliare in autonomia le fonti di informazione o se cascate come pere cotte su qualsiasi bufala lèggiate, non lo so mica, voi sì. E non lo so se sapete che i social network, tutti i social network, anche quelli dove ci mandiamo solo i messaggini e non c’è pubblicità, anche quelli, tutti sono progettati per massimizzare la redditività delle aziende che li gestiscono, non per il nostro benessere, non lo so mica se lo sapete, se ne siete consapevoli.
Facebook ha lanciato la propria criptovaluta con il supporto di partner d’eccellenza (VISA, Mastercard, Uber, Vodafone, Spotify, Paypal, Ebay e tanti altri) e creando un’organizzazione indipendente con base in Svizzera. Zuckerberg non è attendibile in tema di privacy e sicurezza, e quando si parla di soldi un minimo di credibilità è necessaria: se non si muoveva in questo modo, probabilmente in pochi lo avrebbero preso sul serio.
Facebook ha dimostrato ripetutamente una mancanza di rispetto nei confronti dei consumatori e delle loro informazioni, traendo al contempo profitti dal loro sfruttamento. Lo ha detto il procuratore generale di New York, Letitia James, in merito all’indagine aperta nei confronti di Facebook: ha raccolto gli indirizzi email dei contatti di almeno 1,5 milioni di utenti. Facebook si è giustificata sostenendo si sia trattato di un errore. Un errore, un milione e mezzo di utenti coinvolti.
Adesso sappiamo che avere a disposizione praticamente tutta l’informazione del mondo non ci rende più informati, né cittadini più responsabili, né esseri più empatici o realmente connessi. Anzi. Infantilizzare i formati per “raggiungere un pubblico più ampio” non fa che distribuire a più persone un’informazione in pillole che ha perduto tutti i suoi nutrienti, ma non crea affatto un maggior numero di persone informate.