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Il silenzio degli indisponibili

·384 parole·2 minuti

Il mondo del business è una giungla, va bene. Tutti abbiamo progetti e committenze di varia origine da gestire, svariate priorità e  urgenze da soddisfare, decine di relazioni da sostenere e centinaia di notifiche giornaliere da fronteggiare, d’accordo. Ogni mattina la tastiera è un machete e le comunicazioni a cui dare seguito sono arbusti di un sottobosco da cui non sappiamo se per fine giornata ne usciremo vivi, concordo. Però non esageriamo, un minuto per rispondere a quel messaggio lo si trova.

Perché devo ammetterlo: esiste un solo genere di partner con il quale non riesco a tessere rapporto, con il quale non sono capace di vincolare fiducia personale né professionale: quello che dribbla coerentemente telefonate, email e messaggi, mancando puntualmente di rispondere e lasciando in sospeso richieste, decisioni e appuntamenti. L’indisponibile, quello che nella giungla si nasconde dietro grovigli di liane e finge di non vederti arrivare.

Se non c’è comunicazione, se alle email, alle telefonate o ai messaggi istantanei non c’è seguito, risulta complicato portare avanti un progetto, qualsiasi importanza abbia. Lo è se il partner è un cliente, lo è ancora di più se è un fornitore.

Mi piace intrecciare rapporti sereni, trasparenti e piacevoli attraverso i quali costruire partnership a lungo termine. Credo nell’agilità dei legami, nella leggerezza dei vincoli professionali, nella semplicità dello scambio di comunicazioni. Sono consapevole che non si può essere sempre a disposizione, ma disponili, quello sì. Di conseguenza mal sopporto le mancanze di feedback: le trovo mancanze di rispetto. Senza rispetto si torna tra le pioniere della foresta pluviale e si salvi chi può.

Non è una questione di strumenti quanto di approcci: ad una email, ad un messaggio, ad una chiamata fa seguito - sempre! - una reazione. Se non c’è tempo è sufficiente un colpo: ci sono, non posso prestarti né tempo né concentrazione, ma non sei solo. Un’ora, un giorno, una settimana e sono da te. Ma il silenzio no, deforesta.

Un rapporto di partnership non si regge se una delle due parti non evidenzia in qualche modo la propria presenza, sia in rapidità che in coinvolgimento. Non si tiene su, se uno dei due capi della corda molla la presa. Una partnership si fa in due. Se uno dei due fa silenzio, piuttosto che star soli si preferirà parlare agli sconosciuti.