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Rifiuta

·264 parole·2 minuti

Leggevo  delle dritte su come evitare il context switching1 e mi è venuto in mente che, durante una videocall recente, mi è capitato di chiamare con un nome errato uno dei partner invitati: ci conoscevamo, nella porzione dello schermo che Teams gli dedicava c’era anche riportato il nome in bella mostra, ma avevo appena chiuso una telefonata pochi istanti prima e niente: mele con pere. Avevo cambiato contesto e lo avevo fatto in un tempo molto stretto: pare che normalmente riprendere la giusta concentrazione in casi simili  costi 23 minuti, per il sottoscritto non erano passati nemmeno 23 secondi.

Siano benedette le piattaforme di videoconferenza, ma il cambio di contesto a cui ci costringono è, come il multitasking, gravoso in termini di produttività: passare continuamente tra un argomento e l’altro aumenta lo stress, diminuisce il rendimento, danneggia le nostre capacità di relazione, distrugge la concentrazione e ti porta a fare figure barbine con gente che si chiama Tiziə e tu la chiami Caiə.

Da allora ho iniziato a programmare le videocall e gli incontri solamente in una porzione ben definita della mia giornata o in giorni dedicati, evitando pestilenzialmente di portare nel mio calendario riunioni o incontri che rischiano di far saltare qualsiasi sana programmazione.

Poi c’è il caso, sia chiaro, che fa saltare i piani. Ma abituiamoci ad avere una gestione salutare dei contesti e del tempo di lavoro, soprattutto se si governano attività notevolmente differenti le une dalle altre, e a non biasimare chi, ad un invito sul calendario, ti risponde di no.


  1. suggerite nella  Mostly Weekly del sempre interessante  Antonio Dini↩︎