Salta al contenuto principale
Il blog si è trasferito. Questa è una pagina non più aggiornata. Grazie!
  1. Blog/

Alla fine si può immaginare

·541 parole·3 minuti

In uno dei miei viaggi per raggiungere il lavoro,  nel viaggio da 800 km in un treno pieno e senza distanziamento, in un treno dove i posti vuoti erano pochi, in questo treno all’altezza di Firenze è salito un ragazzo, un ragazzo africano visibilmente malmesso, un ragazzo con evidenti difficoltà economiche, un ragazzo povero, si può dire povero? Questo ragazzo povero è salito sul treno e si è seduto e non aveva il biglietto, né aveva il Green Pass. Aveva bisogno di viaggiare.

Il controllore, che ora si dice train manager, si può dire train manager?, il train manager lo ha capito subito che non aveva il biglietto, e che non aveva il Green Pass, e che aveva bisogno di viaggiare, e lo ha capito che evidentemente i train manager c’hanno un sesto senso nel capire chi non c’ha il biglietto, o non c’ha il Green Pass, oppure sono razzisti. E quindi gliel’ha chiesto, al ragazzo, se ce l’aveva il biglietto, e gli ha chiesto pure se ce l’aveva il Green Pass. E lui niente, il ragazzo non ce l’aveva, né l’uno né l’altro, e allora il train manager non gli ha detto Scendi, gli ha detto Spostati in un’altra carrozza. Che io, e questo ragazzo, e tutti gli altri, noi eravamo nella carrozza Business. Uno senza biglietto, senza Green Pass, col bisogno di viaggiare, e soprattutto uno povero, non poteva mica stare nella Business. Nell’altra carrozza sì, anche senza biglietto e senza Green Pass, pure senza viaggiare davvero, guarda, ma da povero nella Business no.

Il ragazzo, quello con evidenti difficoltà economiche, al train manager gliel’ha detto che era povero, perché pare si possa dire, se c’hai dignità. E se sei povero, normalmente, di dignità ne hai da vendere. Gli ha detto Io non posso mangiare, gli ha detto. Gli ha detto Ce l’hai una pistola? Se ce l’hai sparami, ammazzami qui. Io voglio arrivare a Torino Porta Nuova, se non posso arrivarci sparami, se ce l’hai una pistola. Così gli ha detto. Ma il train manager non ce l’aveva la pistola.

E tutti gli altri, me compreso, tutti ci siamo fermati, pochi decimi di secondo, ci siamo bloccati un attimo, con gli occhi sgranati e fissi e freddi, poi abbiamo ripreso a pigiare sui tasti dei nostri PC o a scrollare sui nostri smartphone, che la vita va avanti. E il treno pure.

Alla fine è andata come puoi immaginare, alla fine è arriva la polizia, alla fine lo ha fatto scendere a Bologna, che non gli interessava mica, agli agenti, si può dire agenti?, che era povero. Alla fine si può immaginare.

Ecco, e quindi niente, e quindi pensavo che se un ragazzo povero non può viaggiare, se non può raggiungere Torino, e forse la Francia, e forse oltre, se un ragazzo con evidenti difficoltà economiche non può viaggiare in treno, se abbiamo anche paura a dirlo, che è povero, che la povertà ci fa paura, se il train manager gli va subito a controllare il biglietto perché è povero, pensavo: abbiamo fallito. Pensavo che abbiamo perso.

Il train manager, la polizia, quelli che scrivevano al PC, gli altri che scrollavano con lo smartphone, io e pure te che stai leggendo. Tutti, abbiamo fallito. Si può dire tutti?